Visualizzazione: vedere i risultati prima ancora di ottenerli.

Introduzione alla visualizzazione.

Visualizzare può assumere un significato molto importante nella vita di chi pratica sport a livello agonistico, ma può ugualmente riverlarsi risolutivo anche per l'individuo normale, colui che sta "semplicemente" cercando di toccare con mano i risultati delle sue fatiche di allenamento, siano essi obiettivi di fitness, di dimagrimento, di salute, o di aumento della massa muscolare.
Spesso sottovalutato, o addirittura deriso, questo aspetto dell'allenamento, qualunque tipo di allenamento (ma ben si adatta ad essere impiegato anche in ambiti molto diversi dalla pratica sportiva), porta con sè una forza e una capacità di superamento degli ostacoli che ha ben poco in comune con la pura gestualità fisica della pratica sportiva.
Dobbiamo tuttavia riconoscere che un punto di contatto esiste, e questo si rivelerà anche l'elemento fondante del nostro ragionamento.
Sia la visualizzazione, sia l'azione materiale che porta a compiere un dato movimento, hanno una origine in comune: l'impulso cerebrale.
Ragionandoci minimamente sembra un'affermazione ovvia, e sembrerebbero quindi ovvie anche le conseguenze. La realtà dei fatti dimostra che non è così.
Se fosse ovvio, e quindi fosse un concetto acquisito da tutti, sarebbe facile per chiunque raggiungere l'obiettivo cui sta puntando. Questo obiettivo potrebbe essere il dimagrimento, la ripresa della mobilità successivamente ad un trauma, l'aumento della massa muscolare, una prestazione di forza, un obiettivo di salute, ecc. Tutti sappiamo invece quanto sia arduo ottenere il benchè minimo risultato e quali fatiche si debba essere disposti a spendere.

visualizzazione

Il potere della visualizzazione.

Allora rivediamo con più attenzione questo incredibile, potentissimo strumento che è la visualizzazione.
Pur nella comune superficialità e generale sottovalutazione di tutti, ognuno di noi ha appreso che qualsiasi movimento, prima di compiersi, deve essere pensato, e quindi trasmesso, grazie all'abilità del nostro organismo, a quella parte del corpo che realizzerà fisicamente il gesto.
Dunque siamo consci che l'evento ha una origine assoluta nel nostro cervello, e sappiamo anche che tale fenomeno non è misurabile, non è quantificabile, non è detenibile (escludiamo naturalmente in questa sede gli speciali strumenti con cui gli scienziati indagano questo terreno).
Eppure l'esito di quella non misurabile, solitaria, evanescente, energia mentale va a concretizzarsi in una azione fisicamente dimostrabile e tangibile.
Riflettiamoci con maggiore attenzione, e ci renderemo conto che ormai, per noi, l'intera sequenza è una cosa acquisita, scontata, non diamo più alcun peso all'evento. Dalla nascita in avanti nessuno più esita un momento per fermarsi a considerare con attenzione i vari passaggi. Le cose semplicemente avvengono da sè, e ai nostri occhi, distratti, l'evento semplicemente si autodetermina.
E tutto questo ci è sembrato più che sufficiente, per tanto tempo.
Ma adesso, che abbiamo preso coscienza di poterci muovere in una prospettiva più ampia, e che scopriamo di avere tutti noi un cervello con potenzialità più grandi, cogliamo il momento per speculare un pò su questo aspetto, ed esprimiamo alcune considerazioni.
La prima è questa. Nella nostra esistenza facciamo già uso della visualizzazione, e più volte al giorno, senza nemmeno rendercene conto.
Prendiamo il caso in cui decidiamo di uscire per acquistare il giornale.
Facciamo tutte le nostre cose, indossiamo gli abiti appropriati, stringiamo i lacci delle scarpe, ci assicuriamo di avere in tasca il denaro sufficiente, scendiamo le scale, ci avviamo verso l'edicola. Tutto semplice, tutto chiaro, tutto immediato, eppure non lo sarebbe affatto se non avessimo dapprima "visualizzato".
Difatti, nel momento in cui stabiliamo di voler procurarci il giornale, in un flash mentale del quale non tratteniamo traccia, l'intera carrellata di azioni viste pocanzi, una dietro l'altra, transitano rapidissime, programmando i nostri passi e il nostro comportamento, con il fine ultimo di procurarci il giornale.
Non ci siamo MAI posti il problema "riuscirò a raggiungere l'edicola e acquistare il giornale?", perchè l'abitudine a questa serie di eventi riesce ad affrancarci da ogni dubbio, dentro di noi abbiamo la certezza che andremo a stringere tra le mani il giornale nel giro di pochi minuti.
La routine, la ripetitività di questi eventi, nella nostra esistenza verificatisi tante volte, non lascia più spazio ad alcun dubbio. L'esperienza pregressa ci garantisce che le nostre azioni avranno successo, e non poniamo più alcuna attenzione al significato vero di ciò che stiamo facendo. Ogni momento viene da noi superato con disinvoltura, senza alcuna difficoltà.
Eppure, se riuscissimo per un attimo a recuperare una vera consapevolezza delle nostre azioni, a "sentire" con più attenzione ciò che stiamo facendo, potremmo ottenere molto di più, qualunque tipo di risultato, solo usando con maggiore profitto il potere della nostra mente.
Facciamo una ipotesi.
Immaginiamo di spostare, con una azione fisica che vogliamo definire "macroevento", un oggetto, diciamo una scatola, posta su un tavolo. La portiamo dal bordo del piano di appoggio, verso il centro del piano.
In questa occasione ci è facile comprendere come la forza del solo pensiero (entità non misurabile e non tangibile, lo sottolineo) sta fisicamente influenzando lo spazio (invece misurabile e tangibile), mentre guida la nostra mano che sposta la scatola, e occupa quindi lo spazio secondo il nostro volere.
Con un piccolo sforzo, spostiamo ora il teatro dell'azione all'interno del nostro organismo. Decidiamo anche in questo caso di interagire su un oggetto, e stabiliamo che venga rappresentato dalle cellule del nostro corpo. Su questi oggetti, fisicamente determinabili (come lo era la scatola di prima), vogliamo compiere delle azioni, in questo caso parleremo di "microeventi". Vogliamo cioè ripetere quello che abbiamo già sperimentato spostando la scatola.
L'analisi di ciò che sta per accadere ci rassicura sul fatto che le premesse di attuazione sono le medesime già viste nel caso della scatola, e che l'unica variante presente è legata alle dimensioni delle entità in gioco (le cellule del nostro corpo, più piccole, anzichè la scatola).
Con minima partecipazione, e considerando che la dinamica dei vari passaggi sarà la stessa già vista in precedenza, lasciamoci indurre a pensare che possiamo, con una certa disinvoltura, dirigere gli impulsi del nostro cervello verso elementi fisicamente individuabili, le cellule del nostro corpo, e tramite i soliti processi concatenati, intervenire sul loro status. 
Potremmo cioè influenzare e modificare gli aspetti che riguardano le nostre cellule.
Il che potrebbe significare, ancora più in dettaglio, variarne la dimensione, il numero, le caratteristiche, il comportamento. Non è una cosa fantascientifica, nè impossibile, e non deve farci sorridere. Il fatto che sia una esperienza lontana dal nostro quotidiano, non significa che sia irrealizzabile. Del resto nel medioevo la popolazione non poteva certo pensare che fosse possibile lo spostamento di merci e persone su treni e aerei, e questo non ne ha impedito affatto la realizzazione.
Se dunque decidiamo di avvalerci di questo strumento (la visualizzazione) dobbiamo solamente cambiare il nostro abito mentale, e gradualmente spostare la nostra tensione emotiva su piani appena più evoluti.
Cerchiamo di riconoscere al nostro cervello almeno una parte di quelle capacità che molti specialisti gli attribuiscono, e che permettono di superare nettamente lo standard (basso) di utilizzo che si riscontra nella media degli individui.

Concretizzare la visualizzazione.

Ci chiediamo adesso come fare per arrivare a dirigere il nostro pensiero su aree così lontane dalla nostra comune esperienza. La prima cosa da mettere a fuoco, ed è un aspetto fondamentale per tutto il ragionamento successivo, è che, agli effetti pratici, la realtà sulla quale intendiamo intervenire è assolutamente a portata di mano, è vicina, è facilmente raggiungibile, è confortevole, è nota, perchè, non dimentichiamolo, è una realtà dentro il nostro organismo, SIAMO NOI STESSI.
E' un vantaggio enorme. Si profila cioè un campo d'azione assolutamente confacente alle nostre possibilità, alle nostre caratteristiche, alla nostra sensibilità. Ci troveremmo a lavorare proprio su un territorio che anni di vita, di esperienza con il nostro corpo, ci ha permesso di conoscere a fondo. La nostra competenza su questa materia è di livello assoluto, possiamo avere la certezza che nessuno può conoscere noi stessi meglio di noi stessi, possiamo ritenerci dei maestri la cui profondità di conoscenza non può essere in alcun modo eguagliata. Da nessuno.
Non sottovalutiamo questo aspetto, rappresenta il nostro punto di forza vitale.
Vediamo ora come realizzare le condizioni ideali per una visualizzazione efficace.
La prima avvertenza è di non pensare che potremmo da subito ottenere risultati evidenti. In questo campo, lo dobbiamo rimarcare, siamo dei novelli, dei principianti, o, meglio ancora, dei neonati, che imparano a muoversi nello spazio con grande goffaggine, ma che nel tempo riusciranno a trovare il proprio equilibrio e la capacità di dosare le proprie forze.
Ecco come ci dobbiamo vedere: bambini in crescita, non ancora in grado di dominare perfettamente le proprie azioni, ma certamente nella prospettiva di evolverci, e acquisire tutte le capacità che gli adulti intorno a noi già vedono nel nostro futuro.
Quindi, quella certezza che ritroviamo negli occhi e nel pensiero di quegli adulti, dobbiamo essere in grado di ritrovarla in noi.
Saremmo nello stesso momento sia il bambino che impara e sta crescendo, sia il genitore che lo assiste.
Da questa prospettiva di dualità ci sarà più facile comprendere come possiamo realmente influenzare le cellule del nostro corpo.
Infatti, così come il genitore scommette sulla capacità di crescita del figlio, e non nutre dubbi sulla sua evoluzione, noi dovremo adottare lo stesso atteggiamento di certezza, nei confronti del nostro organismo. Come fanno il padre e la madre con il proprio figlio, anche noi sapremo proiettare nel futuro la salute della nostra creatura, saremo sicuri di vederla crescere compiutamente e nel benessere, non ammettiamo vizi di sorta o insuccessi.
Non vi sono differenze, nè vi possono essere, tra queste due realtà. Solo la nostra eventuale, rituale, riluttanza a crederlo possibile, potrà inficiare il risultato. Dobbiamo anche sapere che qualunque azione saremo in grado di esprimere, il processo di crescita inizierà da subito, e i frutti andranno a germogliare. Richiederà tempo, ma ad un certo punto saremo in grado di misurarne gli effetti. E rimarremo sbalorditi.  

 

Praticare la visualizzazione.

Avviciniamoci con gradualità alla visualizzazione, con dolcezza, ma anche con determinazione, allontaniamo ogni incertezza. Se necessario ripensiamo un attimo all'esempio citato prima del giornale. Non si palesavano remore o dubbi di alcun genere, dalla semplice formazione dell'idea di acquisto del giornale, al vedersi con il giornale sottobraccio, si passava all'azione in modo automatico, immediato, senza opacità, e ancora prima di arrivare in edicola sentivamo l'azione come già compiuta.
Alcuni suggerimenti, di facile attuazione, possono comunque aiutarci a prendere familiarità con questa nuova dimensione, vediamo quali sono:

  • individuiamo uno spazio, un ambiente, un orario, in cui possiamo isolarci per un momento dalle attività quotidiane, evitiamo quindi rumori fastidiosi e una eccessiva luminosità. Evitiamo di portarci dietro il telefono, e scegliamo una sistemazione comoda (una poltrona, un divano, un materassino steso a terra, ecc.). Nella scelta potrebbe aiutarci ricordare che forse esiste già un posto della casa a noi più congegnale, in genere corrisponde a quello spazio che occupiamo per leggere un libro, per sfogliare un giornale, per riflettere su un progetto, per un breve riposo, ecc.
  • teniamo lontano da noi ansie e premure. Ogni evento ha i suoi momenti, il suo inizio, il suo svolgimento, la sua conclusione, cerchiamo quindi di assecondare nel migliore dei modi questa sequenza. Collochiamoci nel posto che abbiamo scelto e dedichiamo dapprima qualche minuto semplicemente a trovare la migliore posizione per noi, e a far comprendere al nostro corpo che ci stiamo rilassando;
  • una volta instaurate le condizioni ideali passiamo ad avviare un processo che con grande facilità ci permetterà di entrare definitivamente nello stato di visualizzazione: la respirazione diaframmatica. Dedichiamo a questa attività alcuni minuti, scopriremo che la nostra mente è impegnata a monitorare il gesto respiratorio, e che per questo motivo ci lascierà totale libertà. Non ci angustierà più con i mille pensieri della giornata. Quando saremo pronti per passare alla fase successiva, quella di inizio visualizzazione, lo sapremo capire da soli;
  • una volta instaurate le condizioni ideali ci ritroveremo rilassati, la nostra mente sarà silente, quieta, perfettamente malleabile, e nella nostra piena disponibilità. Possiamo quindi, in quel momento, avviare la visualizzazione vera e propria. Ricordiamoci di essere ricorsi alla visualizzazione per un obiettivo preciso! E' il momento di dare a quell'obiettivo una forma, una sagoma esatta, delle proporzioni precise, atte ad un immediato riconoscimento all'interno della nostra mente. Con tutta la forza immaginativa di cui disponiamo andiamo letteralmente a scolpire all'interno della nostra mente l'oggetto del nostro obiettivo. Si tratta proprio di scolpirlo per identificarlo con precisione e senza incertezze, gli daremo quindi una profondità, una larghezza, un'altezza, un colore, una posizione nello spazio e nel nostro corpo, ed anche un odore quando possibile. Ora che nella nostra mente si è concretizzato e ha preso forma, lo possiamo vedere e sentire nettamente, è vicino a noi, lo percepiamo con certezza, possiamo toccarlo;
  • ora che è davanti a noi, e non ci sono dubbi che sia proprio il nostro oggetto, unico e non confondibile con altri, passiamo alla fase di intervento vera e propria. La nostra volontà è di intervenire su questo oggetto, vogliamo modificarlo in tutto o in parte, vogliamo eliminarlo, vogliamo aumentarlo, vogliamo allontanarlo, ecc. Ok. E' li, alla nostra immediata portata, e quindi, con lo strumento che riterremo più opportuno, andiamo a interagire. Creiamo nella nostra mente questo strumento ad hoc. Qualsiasi cosa ci serva, la nostra mente è in grado di mettercela a disposizione e potremo usarla secondo la nostra convenienza e nel modo che riterremo più efficace. Semplice.
  • quanto tempo dovremmo dedicare a questa attività di interazione con l'oggetto? Non c'è una durata assoluta, ciascuno potrà individuare il periodo che ritiene necessario ed efficace per completare l'intervento. Ogni momento dedicato alla visualizzazione potrà attestarsi dai pochi minuti fino a un massimo di mezzora, o anche più. E' chiaro che non potrà essere sufficiente una sola seduta di visualizzazione, potranno servirne diverse, e questo dipenderà in larga parte sia dalla motivazione personale che dalle capacità di cui si dispone. La complessità dell'azione intrapresa potrà eventualmente richiedere più tempo per la sua conclusione, ma sarà solo la certezza di portare a termine l'intera manovra con successo che potrà alimentare senza riserve la nostra forza d'animo.