TIROIDE IN DIFFICOLTA', PARTE 1 

Ipotiroidismo

Le statistiche ci forniscono un valore di circa 6 milioni di persone in Italia con patologie legate alla tiroide, in netta prevalenza sono donne. Un numero così elevato porta con sé anche una probabilità più alta per questi soggetti di contrarre tumori o malattie autoimmuni. L’età più critica sembra essere quella compresa tra 55 e 65 anni, e in questo caso si evidenzia anche, per la quasi metà di queste, la presenza di noduli alla tiroide.

ipotiroidismo

All’origine si individua una alterata funzionalità degli ormoni tiroidei, come nel caso dell’#ipotiroidismo. La manifestazione patologica non è immediata né facilmente individuabile, poichè ha una evoluzione lenta e poco avvertibile.

Si assiste inoltre ad una specie di adattamento del soggetto che, dopo essersi attivato per perdere peso, e trovando poi difficoltà ad avere risultati nonostante i vari tentativi, tende ad abituarsi al suo status, ed inizia a ritenerlo normale.

Tra i sintomi ricorrenti ci sono:

- una certa facilità a perdere la memoria breve (tipo non ricordare dove aver appoggiato le chiavi dopo essere rientrati in casa);

- un’anomala salita dei valori di colesterolo LDL;

- uno stato depressivo altalenante;

- una stanchezza difficile da smaltire, forme di astenia;

- i capelli e le unghie si fanno più fragili;

- la pelle appare più secca.

Il problema è che gli ormoni tiroidei interagiscono con molti altri ormoni nell’organismo, e dunque non è immediata la individuazione univoca dei sintomi, che potrebbero essere interpretati in chiave diversa.

E’ inoltre da considerare la capacità del corpo di intervenire autonomamente, entro una certa soglia, per “correggere” i difetti metabolici, da qualunque parte essi provengano, e quindi, anche in questo caso, può essere meno agile la individuazione della patologia.

Vedere da vicino la funzionalità della tiroide aiuta comunque a capire dove e come insorgono i problemi.

Gli ormoni tiroidei T4 (tiroxina) iniziano il loro percorso come frutto di una cascata ormonale che ha origine nell’ipotalamo. Attraverso l’intervento di altre ghiandole, e relativi ormoni, troviamo alla fine proprio gli ormoni T4, che divengono poi ormoni T3 (la forma più attiva), direttamente nelle cellule che ne hanno necessità, grazie all'intervento di specifici enzimi.

Le funzioni dei T3 sono:

- Regolare l’attività energetica delle cellule (minore o maggiore consumo)

- Permettere di assimilare più facilmente il glucosio

- Indurre la mobilizzazione dei grassi

- Potenziare l’attività muscolare e cardiaca

- Aumentare l’attività motoria, ed escretoria, del tubo digerente

Responsabili del cattivo funzionamento dei T3 risultano essere: leptina, iodio, cortisolo.

Si verifica naturalmente quando questi tre elementi corrono fuori dei binari loro assegnati. La leptina è un ormone che ha una diretta relazione con gli ormoni tiroidei, in quanto viene prima generata dagli adipociti (cellule di grasso), e poi si muove fino a raggiungere l’ipotalamo, dove stimola una risposta di altri ormoni che a cascata porteranno proprio alla produzione di ormoni tiroidei T4. Il meccanismo in origine è perfetto e MANTIENE IN EQUILIBRIO LA PRESENZA DI GRASSO NEL CORPO.

Cioè, se il grasso inizia ad eccedere, la leptina porta il segnale necessario perché si avvii la produzione di T4, che porterà un naturale innalzamento metabolico, e la conseguente riduzione dei grassi. Quando tuttavia i grassi aumentano troppo velocemente, e i volumi fuoriescono dalla media (come accade in seguito al consumo di cibi ricchi di crb), si manifesta una leptino-resistenza, cioè i recettori della leptina non sono più in grado di riconoscerla efficacemente, e MANCANO DI ATTIVARE LA RISPOSTA CHE A CASCATA PORTEREBBE ALLA PRODUZIONE DI ORMONI TIROIDEI.

Lo iodio è anche un microelemento determinante nella formazione di ormoni tiroidei. Si è sempre ritenuto che fosse in difetto nella nostra alimentazione abituale, e che quindi fosse necessario acquisirne sottoforma di integratore. Molto diffuso è infatti il sale iodato. Tuttavia è importante sapere che la ghiandola tiroidea è in grado di accumulare iodio, ma NON E' IN GRADO DI ELIMINARLO SE IN ECCESSO. Poiché, infatti, il fabbisogno quotidiano è stabilito in circa 150 mcgr, e la soglia minima è valutata in 25 mcgr, dobbiamo ricordare che 1 SOLO GRAMMO di sale iodato porta circa 30 mcgr di iodio, e che il consumo di sale pro capite è di 10gr. Ciò significa che si otterrà un apporto di iodio DOPPIO DI QUELLO NECESSARIO, senza avere ancora considerato il contributo che anche altri alimenti (come pesce, uova, carne, vegetali) portano con sè.

Ad esempio un piatto di pesce apporta circa 150 mcgr. E’ importante evitare lo iodio in surplus, perché questo tende ad ossidarsi, e in tale condizione è in grado di DANNEGGIARE I TESSUTI (endotelio ed epitelio) della stessa tiroide.

Anche una alimentazione ricca di crb, in conseguenza della creazione di grandi quantità di radicali liberi, conduce alla ossidazione dello iodio.

Il cortisolo in eccesso, infine, ha un’azione di disturbo determinante nella produzione di ormoni tiroidei T4 e T3. Dapprima impedisce la formazione di ormoni che a cascata portano alla produzione di T4. Poi disattiva gli enzimi che permettono il passaggio da T4 a T3 (la forma più attiva di ormone tiroideo), ed infine porta il T3 a trasformarsi nella forma inattiva (RT3), grazie all’intervento di altri speciali enzimi. Il cortisolo promuove l’ormone noradrenalina che a sua volta favorisce gli enzimi utili a depotenziare il T4.

Nel caso di malattie autoimmuni a carico della tiroide (tiroide di Hashimoto) si riscontra un esubero della classe di linfociti TH1, capaci di indurre il fenomeno della apoptosi (suicidio, letteralmente) nelle cellule che la compongono.

Per valutare l’eventuale presenza di uno stato patologico di ipotiroidismo si effettua l’analisi del valore di TSH, ormone che a cascata porta poi alla produzione di ormoni tiroidei. In generale quando il valore di TSH è alto si ha un valore basso di T4 (e T3), il che indica una condizione di ipotiroidismo.

Pare naturale dunque cercare di orientare il proprio regime alimentare verso una scelta di alimenti meno ricchi di carboidrati, e in grado di ricondizionare automaticamente il buon funzionamento della tiroide.

Volendo anche considerare un aiuto in grado di:

- accelerare il passaggio verso un nuovo stile alimentare;

- mitigare gli effetti negativi dell’ipotiroidismo;

- modificare le condizioni che sono presupposto all’ipotiroidismo si può certamente fare appello ad una risorsa alimentare strepitosa, come il Ganoderma Lucidum.

Un recupero della normale funzionalità tiroidea prevede alcuni passaggi, e richiede tempo, ma studi condotti a riguardo ne documentano la riuscita. In un primo momento il ganoderma induce la tiroide a rigenerare l'ormone tiroideo.

Alcune sostanze contenute nel fungo (triterpeni), dotate di alto potere immuno modulante, riducono nel frattempo l’attacco di anticorpi legati alle malattie autoimmuni. Il TSH prende a risalire (e solitamente in questi casi è molto basso), e sebbene possa sembrare un indicatore non buono, testimonia invece che la ghiandola tiroidea ha ripreso a funzionare. Infatti nel periodo successivo, il TSH si stabilizza, ridiscendendo, mentre T4 e T3 tornano a salire, e ad essere più vicini ai valori ottimali. Nel tempo, se le condizioni di alimentazione sono coerenti, la tiroide torna a pieno regime.

Infine, un piano di attività fisica specificamente ideato per ricondurre l'organismo nell'alveo della normale e ideale condizione metabolica è il RESET SCHOOL, corso di allenamento di cui trovi i dettagli qui http://www.studiopersonaltrainer.it/corso_reset_school.htm

Nota Importante.

Per coloro che decidono di sperimentare la terapia naturale a base di fungo ganoderma lucidum, è necessario sapere che il fungo deve essere coltivato secondo una precisa metodologia e in specifiche aree geografiche, e che i procedimenti con i quali vengono ricavate le polveri dal fungo sono DETERMINANTI nel mantenere (o perdere) i principi attivi di cui sopra. Quindi i procedimenti estrattivi che impiegano solventi chimici utili a massimizzare la resa del prodotto di partenza, ANNIENTANO la biodisponibilità delle sostanze contenute, e diventano altresì un PERICOLO PER LA SALUTE, in quanto i residui di lavorazione rimangono “intrappolati” nella struttura chimico fisica del fungo. Questo accade anche quando si certifica che il fungo viene coltivato secondo Metodo Biologico. Deve infatti essere chiaro che, se un fungo di buona qualità, come si ritiene sia quello sottoposto a trattamento biologico, viene poi lavorato aggressivamente nella fase di estrazione, PERDE COMUNQUE OGNI PREROGATIVA E CAPACITA’ TERAPEUTICA. Ho valutato quindi con attenzione le varie proposte, e le relative specifiche di produzione di varie aziende presenti sul mercato del ganoderma, ed ho verificato che l’unica a fare della TOTALE GENUINITA’ del prodotto finale, un preciso obiettivo aziendale, è la DXN. Non a caso il nome DXN esprime nella lingua madre (il cinese), i concetti di AFFIDABILITA’, ONESTA’, VIRTU’. Se intendi dunque apprezzare fino in fondo gli effetti che può generare su di te, sui tuoi disturbi, sulla tua salute complessiva, un prodotto naturale, di storia millenaria, e realizzato secondo precisi standard di eccellenza, come il Ganoderma Lucidum, contattami qui, oppure al 327 7343859. Potrai avere le informazioni di cui hai bisogno per conoscerlo fino in fondo, e capire perché funziona.

 

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