I vigili del fuoco in Italia sono tra i pilastri fondamentali della sicurezza pubblica, impegnati ogni giorno in interventi di soccorso, prevenzione e protezione civile su tutto il territorio nazionale. Nonostante questa importanza sociale, la loro retribuzione effettiva è spesso oggetto di discussione e confronto, soprattutto alla luce degli ultimi adeguamenti contrattuali. Analizzando i dati più aggiornati disponibili, emerge un panorama complesso fatto di livelli retributivi diversi a seconda dell’anzianità, del grado e delle indennità accessorie, in un contesto che vede comunque gli stipendi italiani ancora distanti da quelli di altri corpi europei analoghi.
Lo stipendio base attuale: cifre e prospettiva
Alla luce del recente rinnovo contrattuale CCNL 2022-2024, ratificato nel 2025, i vigili del fuoco operativi hanno beneficiato di un incremento retributivo pari a 186 euro netti al mese rispetto agli anni precedenti, per via dell’adeguamento ISTAT, della perequazione con altri corpi di sicurezza e di un bonus per reperibilità. Tale aumento, sia per il personale operativo sia per i ruoli tecnico-professionali, è visibile in busta paga dal 2025 e a regime dal 2026, rappresentando circa 2.400 euro in più l’anno rispetto alla situazione precedente.
Il primo stipendio di un vigile del fuoco appena assunto si attesta fra 1.530 e 1.700 euro netti mensili, determinato da 13 mensilità e calcolato al netto delle trattenute fiscali e previdenziali. Il valore lordo parte da circa 20.939 euro l’anno sulle 12 mensilità, ma sommandovi la tredicesima e le varie indennità (come quella di rischio e quella per i turni festivi o notturni), la cifra effettiva cresce, arrivando a una fascia compresa tra 1.600 e 2.000 euro netti al mese per la maggior parte dei pompieri “semplici” in servizio.
Le variazioni in base a carriera ed esperienza
All’interno della categoria, è possibile riconoscere distinzioni di grado e anzianità che determinano ulteriori scatti retributivi. Dopo cinque anni di servizio, un vigile del fuoco di ruolo può raggiungere tra 1.641 e 2.370 euro lordi mensili, mentre per i livelli organizzativi intermedi come i capi squadra lo stipendio medio lordo annuo è intorno a 20.655 euro, salendo a poco più di 21.600 euro per i capi reparto con esperienza. Di fatto, il passaggio a ruoli superiori all’interno della scala gerarchica comporta aumenti contenuti rispetto alla media nazionale: secondo le stime, la differenza annua fra un vigile del fuoco base e un coordinatore è di poco superiore ai mille euro.
Le retribuzioni invece crescono sensibilmente per figure apicali e specializzate come il sostituto direttore antincendi, il sommozzatore ispettore o il pilota aeromobile ispettore, che possono guadagnare tra 26.000 e 95.000 euro lordi annui, quest’ultimo valore relativo ai dirigenti di alto livello. Tuttavia, la platea di questi professionisti rappresenta una minoranza rispetto agli oltre ventimila vigili operativi attivi nel Paese.
Indennità, bonus e meccanismi retributivi
La struttura dello stipendio di un vigile del fuoco non si compone soltanto del salario base, ma include una serie di indennità specifiche:
- Indennità di rischio: Aumentata del 6,5% nel 2025, aggiunge mediamente circa 45,29 euro al mese per ogni operatore attivo.
- Indennità per turni notturni e festivi: Vengono progressivamente rivalutate e comprendono maggiorazioni orarie per i turni svolti di notte o nei principali giorni festivi nazionali.
- Indennità di trasferta: Per chi opera in mobilità, sono previste cifre aggiuntive per ciascun servizio prestato fuori sede.
- Straordinari e premi di produttività: Gli importi variano a seconda dell’intensità e del tipo di servizio, oltre che dei rischi affrontati.
- Anzianità di servizio: Scatti periodici migliorano la busta paga in base agli anni effettivamente maturati nel Corpo.
Secondo il rinnovato contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL), l’aumento retributivo medio è destinato a consolidarsi come parte strutturale dello stipendio, insieme al rafforzamento delle somme riservate al fondo di amministrazione e degli importi derivanti dalle indennità di specializzazione, come quelle per gli operatori AIB (antincendio boschivo).
Confronto con altri settori e Paesi
Un elemento cruciale nel dibattito riguarda il divario salariale tra i vigili del fuoco e gli operatori di altri corpi di sicurezza come polizia e carabinieri in Italia. Al netto degli aumenti più recenti, resta una differenza di circa 400 euro lordi all’anno a svantaggio dei pompieri, che si amplifica fino a 600 euro se il raffronto avviene con colleghi di altre nazioni europee con pari esperienza e qualifiche.
Questo squilibrio è spesso oggetto di rivendicazione sindacale e ha portato alla richiesta, negli ultimi rinnovi, di una maggiore perequazione sia nel trattamento economico sia nelle tutele assicurative e previdenziali. Nel panorama internazionale, i pompieri italiani risultano sottopagati se confrontati con omologhi di Paesi come Francia, Germania o Spagna, dove il salario iniziale è superiore e i progressi di carriera spesso portano a incrementi più significativi nel tempo.
Va riconosciuto che i benefit non monetari, come la possibilità di progressione interna, il valore sociale percepito e la possibilità di accedere a speciali fondi e convenzioni, rappresentano comunque aspetti di rilievo nella scelta di intraprendere questa professione. Tuttavia, la componente economica resta centrale per l’attrattività e la sostenibilità del mestiere, specie nei primi anni di servizio.
La percezione pubblica e le prospettive future
L’idea che i vigili del fuoco “guadagnino poco” è sostenuta dai dati retributivi, specie se rapportata alla complessità degli interventi richiesti e ai rischi elevati cui sono esposti quotidianamente. Molte delle criticità persistono nonostante gli incrementi degli ultimi anni, confermati dai comunicati istituzionali e dal rinnovo delle tabelle stipendiali sindacali.
La stessa protezione civile, all’interno della quale i vigili del fuoco svolgono un ruolo di primo piano, richiede competenze trasversali, aggiornamento continuo e grande disponibilità a coprire turni spesso gravosi. Non a caso, tra le componenti accessorie più richieste vi sono quelle legate alla reperibilità e alla possibilità di essere mobilitati su tutto il territorio nazionale anche in situazione di emergenza.
È lecito aspettarsi che i prossimi rinnovi contrattuali e le rivendicazioni sindacali continueranno a puntare su una crescita ulteriore del trattamento economico base, in modo da ridurre il gap rispetto ad altri settori e restituire una valorizzazione concreta a chi si occupa, ogni giorno, della sicurezza di tutti i cittadini. Lo scenario rimane dunque aperto e in evoluzione, ma al momento i dati dimostrano che, pur in presenza di alcuni miglioramenti, la distanza rispetto alle attese e al valore sociale riconosciuto ai vigili del fuoco resta significativa.








